Un mondo a sé, quello bancario, con esigenze di sicurezza molto pregnanti e del tutto peculiari.
Un’utenza ove il TVCC, porzione assai rilevante dell’iniziale investimento di security per il mondo creditizio, ha per molti versi raggiunto un punto di saturazione. E tuttavia un’utenza sempre attenta all’innovazione tecnologica e con forti disponibilità finanziarie.
Il tempo è passato, la tecnologia è mutata: tutto porta a pensare che si stiano presentando le condizioni per un rinnovo del parco macchine esistente. Ne abbiamo parlato con Sebastiano Moccia, Project Manager U.O. Security UniCredit S.p.A.
a colloquio con Sebastiano Moccia , UniCredit S.p.A.
Come si struttura e di quali elementi si compone un efficace progetto di sicurezza bancario, alla luce degli attuali scenari di rischio?
I nuovi scenari di sicurezza hanno indotto negli ultimi anni le società a rivedere del tutto i progetti di sicurezza ed in certi casi ad implementare nuove strutture con personale ad hoc da dedicare alla materia.
Personalmente credo sia molto importante suddividere la sicurezza in due grandi aree: l’analisi del rischio reale e l’analisi del rischio potenziale.
Dopo le note vicissitudini dell’11 settembre, in tutte le società si è sicuramente rafforzato il concetto di sicurezza, sia fisica che logica, e come per le altre, questa impostazione è valsa anche per Unicredit.
Tra i tanti progetti che il Gruppo affronta in tema di sicurezza, ce n’è uno in particolare (che mi vede coinvolto in prima persona), varato nell’anno 2006 e denominato “Sistema Integrato di Sicurezza”, che ha come obiettivo primario la Sicurezza Antirapina a protezione degli sportelli.
Il progetto, per la sua complessità, si struttura in diverse fasi e vede coinvolte una serie di iniziative che hanno lo scopo univoco di far divenire UCB un brand che evochi una particolare attenzione alla Sicurezza Antirapina.
Per espletare le parti importanti del progetto sono state dettate diverse linee guida, che vanno dalla pubblicizzazione di iniziative in tema di sicurezza alla creazione di una nuova cartellonistica di forte impatto da esporre in agenzia, dall’utilizzo in maniera opportuna di guardie armate all’installazione di sistemi evoluti per l’erogazione del contante, dall’istruzione al personale di agenzia in azioni di prevenzione e deterrenza ad una ancor più stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine e infine all’installazione della Videosorveglianza intelligente (solo per la rapina a lunga durata), che consente di registrare gli eventi in locale e di trasmettere presso la speciale centrale operativa di videosorveglianza le immagini video/audio solo al verificarsi di situazione di potenziale pericolo.
Ricordo comunque che da anni l’azienda concentra i suoi sforzi sui progetti di sicurezza, mettendo a disposizione dei clienti e degli stessi colleghi una vision a 360° ed affidando a dei professionisti un’attenta e dettagliata analisi del rischio, sia logica che fisica.
La TVCC, che ha occupato una porzione rilevante dell’iniziale investimento di security per il mondo bancario, ha da tempo raggiunto un “punto di saturazione”.
È legittimo pensare che si stiano presentando le condizioni per una revisione ed un aggiornamento delle apparecchiature nell’utenza bancaria?
Mi preme sottolineare che in tutti gli sportelli Unicredit è previsto un impianto TVCC.
In questo momento siamo impegnati con il rinnovo del parco macchine e stiamo migrando dal bianco e nero al colore e dall’analogico al digitale.
Siamo coscienti di avere un certo numero di sportelli dotato di apparati obsoleti (ancorché regolarmente funzionanti) e per tale motivo di anno in anno rinnoviamo parte del parco dei dispositivi presenti. Visto il gran numero di agenzie presente su tutto il territorio nazionale, non sarebbe infatti possibile operare un rinnovo contemporaneo, sia per motivi tecnici che economici.
Per quanto riguarda l’uso innovativo della misura TVCC, come accennato, Unicredit ha varato un nuovo progetto chiamato ‘Sistema Integrato di Sicurezza’, che vede già coinvolta l’unità Operativa di Sicurezza in un progetto avveniristico, che ha come scenario una serie di novità tecniche e funzionali che entro la fine del 2008 vedranno circa 300 agenzie collegate alla Centrale Operativa di Videosorveglianza intelligente.
Lo sforzo profuso nel portare avanti un progetto cosi complesso, e che ci vede tra i primi a realizzarlo, è la conferma di quanto l’unità di sicurezza in Unicredit sia attenta a questo tema.
La tecnologia biometrica – oggetto di una lunga querelle giurisprudenziale per i suoi possibili conflitti con la privacy – comincia ad essere ritenuta affidabile e quindi concretamente utilizzabile. Unicredit pensa a questa ipotesi tecnologica?
Ad essere sincero, la biometria ha sicuramente una valenza molto importante nell’ambito della sicurezza bancaria! Credo però che, data la sua particolare predisposizione ed implementazione, si sposi meglio per le aree di massima sicurezza.
Per quanto riguarda le querelle giurisprudenziali e i conflitti con la privacy cui lei accennava, non credo che siano mai esistite, ribadisco solo il concetto che vale per tutte le norme che riguardano la sicurezza, ovvero: quando il Garante emana una normativa, la stessa deve essere interpretata e applicata nel modo più corretto.
Solo cosi si eliminano le possibili incomprensioni da parte degli addetti ai lavori.
Ricordo che il provvedimento riferito all’uso dei biometrici è stato emanato dal Garante il 28/10/2005.
Sull’affidabilità e l’implementazione del sistema, invece, credo che ci siano ancora delle aree ove è possibile apporre delle migliorie. In molte occasioni si assiste infatti a problemi di natura tecnica e non solo, che generano malcontento nel personale che deve utilizzare il sistema e nella stessa clientela che deve “subirlo”.
Concludo dicendo che in questo momento in Unicredit è allo studio l’ipotesi di sostituzione degli attuali impianti biometrici (poche decine in totale) con la tecnologia di Videoregistrazione digitale.
Lo scorso anno Bologna è stata teatro di una polemica sulla (in)sicurezza bancaria dell’area: la Questura accusava le banche del territorio di non osservare i protocolli d’intesa e di aver sostanzialmente eliminato il piantonamento, creando situazioni di rischio e anomalie. Qual è l’impostazione di Unicredit nei confronti dei servizi esterni di security?
Premesso che la sicurezza pubblica è e rimane prerogativa delle Forze dell’Ordine come da normativa vigente, ritengo non sia vero che le banche non rispettino i protocolli minimi imposti (che sono almeno 4): almeno in Unicredit posso assicurare che questa norma è sempre rispettata.
Unicredit è anzi ora impegnata in una serie di progetti sulla sicurezza anche in ambito internazionale, tra i quali il già citato (SIS), che vede una serie di implementazioni, e normative rivolte alla protezione dello sportello.
Per quanto concerne l’uso dei servizi esterni di vigilanza, il Gruppo sposa sicuramente i servizi “intelligenti”, ossia quelli a valore aggiunto, come il trattamento del denaro (contazione e caricamento macchine self), trasporto valori, presidio grandi stabili ecc. Sul piantonamento antirapina, riconosciamo che abbia una certa validità contro determinate tipologie di rapinatori, ma si tratta di una validità solo relativa e non assoluta.