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Segnali di allarme, Norma da completare

La UNI 11068 dovrebbe essere aggiornata, perché attualmente ogni fabbricante di sistemi di gestionedegli impianti utilizza propri criteri per visualizzare le segnalazioni
Il Ministero dell’Interno, nel corso del processo di revisione delle condizioni operative degli istituti di vigilanza privata, ha fatto esplicito riferimento alla norma UNI 11068, come condizione per garantire che l’allargamento del bacino operativo di un istituto di vigilanza fosse supportato da una centrale, avente caratteristiche di elevata qualità. Gli allarmi
In una centrale operativa sono presenti numerosi dispositivi, che per varie ragioni, possono generare degli allarmi.
Quando viene generato un allarme, deve esser richiamata l’attenzione dell’operatore, che deve capire quali sono le cause che hanno prodotto l’allarme e può essere necessario effettuare degli interventi correttivi della situazione segnalata.
Innanzitutto, solo alcune condizioni operative che richiedono una attenzione da parte dell’operatore devono generare un allarme ed attivare delle procedure conseguenti.
Nessun allarme deve essere generato, quando la situazione segnalata non richiede un intervento dell’operatore.
Per ogni allarme che viene generato, l’azione conseguente, che gestisce questo allarme, deve essere intuitiva o deve essere messa a disposizione una specifica procedura, che consente agli operatori di attuare le azioni correttive o le compensazioni.
Queste procedure fanno parte del manuale della sicurezza della centrale ed un appropriato addestramento degli operatori, nella corretta identificazione delle situazioni di allarme e nell’attivazione delle procedure di correzione, rappresenta un aspetto fondamentale.
Occorre anche tener presente che non tutti gli allarmi sono di pari importanza e non richiedono la stessa tempestività nella reazione.
Gli allarmi sono suddivisi in tre grandi categorie:
– allarme vero e proprio
– preallarme
– segnalazione

Un allarme vero e proprio deve richiamare immediatamente l’attenzione dell’operatore e fornire precise indicazioni sull’origine dell’allarme. L’attenzione dell’operatore deve essere richiamata con i due tipi di segnalazioni, proprio per la gravità dell’evento.
Ad esempio, si può combinare una segnalazione ottica con una segnalazione acustica.
È anche possibile utilizzare una stessa segnalazione acustica per diversi tipi di allarmi, a condizione che il livello di importanza di essi sia comparabile. Le segnalazioni ottiche devono invece essere diverse, per evitare che l’operatore possa essere disorientato.
Quando la segnalazione di allarme è legata a tempi critici di reazione, come ad esempio in caso di segnalazione di rapina, la combinazione dell’allarme ottico e dell’allarme acustico deve garantire un’immediata percezione della situazione da parte dell’operatore, senza dover esplorare i sistemi di monitoraggio, alla ricerca della causa che ha prodotto l’allarme.
La seconda categoria di messaggi, che possono essere inviati all’operatore, è chiamata messaggi di preallarme.
Anche in questo caso l’operatore deve ricevere una segnalazione, che lo informa di una situazione anomala degli impianti affidati al suo controllo; in particolare, rientrano nella categoria dei messaggi di preallarme quelle condizioni che sono un precursore ad un successivo allarme, di tipo critico.
Infine, esaminiamo i messaggi di avvertimento, che fanno riferimento a situazioni che devono essere portate all’attenzione dell’operatore, ma che non hanno una criticità specifica, a livello di tempo e di operatività.
Una volta che tutte le segnalazioni che devono essere portate all’attenzione dell’operatore sono state suddivise in queste categorie, si può decidere quali sono ad esempio i colori appropriati alle segnalazioni ottiche, od i messaggi che devono comparire sul display, o le segnalazioni acustiche eventualmente collegate.
Un aspetto fondamentale nel programmare un sistema di allerta per l’operatore, riguarda l’affidabilità del sistema; è evidente che se un sistema di allerta non funziona correttamente, siamo in presenza di una lacuna operativa e progettuale molto grave, che deve essere immediatamente portata all’attenzione dell’operatore.

Una lista di priorità
Dopo aver classificato le segnalazioni nelle tre categorie sopra illustrate, occorre studiare le modalità con cui, dove appaiono contemporaneamente più segnalazioni dello stesso livello, si deve decidere di stabilire una scala di priorità nella presentazione.
Il responsabile del progetto del sistema deve offrire un’accurata documentazione, che giustifichi le scelte che sono state fatte, in fase di selezione delle priorità, garantendo che l’adozione della scala di priorità non costituisca un elemento aggravante per la segnalazioni che, pure essendo critiche, sono state poste molto in basso nella scala di priorità.
Una tipica soluzione è quella di visualizzare sullo schermo di controllo una serie di righe, ognuna delle quali fa riferimento ad uno specifico allarme critico, in modo da permettere all’operatore di verificare se la scala di priorità stabilita automaticamente dal sistema coincide con la scala di priorità soggettiva, che egli potrebbe decidere di utilizzare, scavalcando la priorità automatica.
In qualche caso è perfino possibile che l’operatore decida di inibire alcuni allarmi, in presenza di situazioni specifiche. L’inibizione può essere realizzata dall’operatore, solo se viene visualizzata e documentata, in modo che l’operatore abbia chiaro che per un determinato periodo di tempo, ha deliberatamente accettato di non ricevere e gestire determinati allarmi.
È un’area critica, che va gestita e documentata in modo appropriato.

Segnalazioni di allarme e colori
Molto spesso le segnalazioni di allarme vengono abbinate all’accensione di segnalatori luminosi, accompagnati da segnalatori acustici.
Il colore rosso può essere usato per condizioni che richiedono un’immediata percezione da parte dell’operatore ed un’immediata risposta.
Il giallo invece può essere usato per condizioni che richiedono un’immediata percezione da parte dell’operatore, ma non una tempestiva risposta.
Per quanto riguarda le segnalazioni che non rientrano in queste due categorie, si può usare un qualunque colore, che non deve confondersi con i precedenti colori.

Un allarme generale
Un’altra condizione, nella quale si può trovare l’operatore di una sala operativa, ad esempio quella che controlla le segnalazioni di allarme di un istituto di vigilanza privata, è quella di non avere a disposizione uno spazio sufficientemente ampio, sul tavolo operativo, per poter visualizzare le varie segnalazioni, che provengono da varie tipologie di impianto.
In questo caso la procedura raccomandata è quella di installare una lampada che funziona da allarme generale, e che richiama immediatamente l’attenzione dell’operatore. Successivamente l’operatore può, dopo che la sua attenzione è stata così richiamata, analizzare un pannello, ad esempio posto in posizione sopraelevata, nel quale può identificare quale sia la causa specifica di questo allarme generale.
In questo modo però si allungano i tempi di percezione e di reazione ed occorre essere certi che questi tempi siano comunque tutti compatibili con la situazione, che l’operatore viene chiamato a gestire.
L’annullamento della segnalazione, sia di tipo generale, sia di tipo specifico, deve avvenire solamente se l’operatore effettua un’azione manuale di annullamento o può avvenire anche automaticamente, quando la situazione che ha causato questo allarme è venuta meno.
La luminosità della segnalazione deve richiamare l’attenzione dell’operatore in qualsiasi condizione di illuminazione ambientale, sia di giorno, sia di notte.
Se quindi la sala operativa è dotata di finestre, attraverso le quali può arrivare la luce del sole, bisogna accertarsi che il sole, che colpisce direttamente il tavolo operativo, non crei un livello di illuminazione tale da impedire un’immediata percezione dell’accensione di una segnalazione di allarme.
Anche le dimensioni delle segnalazioni devono essere tali da poter essere immediatamente lette e percepite dall’operatore. Ecco la ragione per la quale il testo che viene visualizzato sullo schermo, in presenza di una situazione di allarme, dovrebbe essere più grande del testo normalmente presentato, per permetterne un’immediata lettura e percezione, rispetto ai caratteri che fanno riferimento a situazioni di tipo convenzionale.
Tutte le segnalazioni devono essere dotate di un pulsante di test, per verificarne il corretto funzionamento.
La Commissione UNI, che ha sviluppato questa norma, deve riunirsi al più presto per procedere ad un aggiornamento della norma, indicando i parametri che devono essere utilizzati per la presentazione di situazioni di allarme o preallarme. Questa presentazione può essere affidata a segnalazioni ottiche, acustiche od anche a testi scritti, che devono apparire sullo schermo principale dei monitor di comando e controllo.
Oggi la situazione è del tutto insoddisfacente, perché ogni fabbricante di sistemi di gestione degli allarmi utilizza propri criteri per visualizzare gli allarmi.
Le centraline, prodotte da diversi fabbricanti, indicano con segnali acustici diversi e con colori diversi la stessa critica situazione. Vi è la centralina che, in caso di allarme, fa lampeggiare una luce rossa e genera un segnale acustico intermittente e un’altra centralina, prodotta da un altro fabbricante, nella stessa condizione di allarme fa comparire una luce rossa non lampeggiante e genera un tono continuo di allarme.

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