"Il Default della vigilanza privata: Italia meno sicura": questo il titolo del Rapporto 2013 di FederSicurezza, presentato a Roma il 16 luglio presso la sede nazionale di Confcommercio. Brutte notizie per le guardie particolari giurate, con un numero complessivo in calo del 2% rispetto al 2012. L’anno scorso i dipendenti da imprese di vigilanza privata erano 52.227 (il 2,4% in meno in confronto al 2011): tra questi, le guardie particolari giurate ammontavano a 47.064 contro le 47.982 censite nel 2011. Gli istituti di vigilanza stanno soffrendo e sono finanziariamente più precari delle imprese di altri settori, sottoposti alla pressione fiscale e alla crisi, e messi a dura prova dai tempi di pagamento da parte dei clienti. Diminuiscono gli investimenti: il 28% delle aziende dichiara di non averne fatti nell’ultimo anno. La domanda si rivolge dunque alla tecnologia, come ha commentato Luca Squeri, il presidente della Commissione Politiche per la Sicurezza e la Legalità di Confcommercio, nel suo intervento alla presentazione del rapporto 2013: «C’è un dato positivo da interpretare: aumenta la richiesta di tecnologia legata alla sicurezza. Se però la tecnologia non è supportata dal presidio di personale qualificato è chiaro che è un palliativo. Non c’è concretezza di risultato».
Si somma a questa crisi il fatto che i vigilanti privati devono affrontare la concorrenza della «cosiddetta sicurezza “spuria” o “farlocca” – come l’ha definita il presidente di Federsicurezza, Luigi Gabriele – cioè coloro i quali indossano la divisa e vengono messi in difesa di un bene privato, ma non hanno né titoli, né professionalità, né strumenti per garantire la sicurezza. Le nostre guardie vengono così surrogate dal “portiere”, che costa tre volte meno e, di conseguenza, anche le nostre migliori aziende non hanno le risorse per fare investimenti e rimanere al passo con i tempi. Vedremo cosa succederà con il prossimo intervento normativo». È un appello al governo di attenzione al settore che ci auguriamo non rimanga inascoltato.